Conosci il welfare aziendale?

Scopri come adattarlo alla tua azienda

Venerdì 9 aprile 2021

Oggi inauguriamo una serie di articoli su un argomento che ritengo davvero molto interessante per chi si occupa di imprenditoria.

Come piccolo imprenditore sicuramente sarai il tipo che si aggiorna costantemente su quali opportunità dare alla propria azienda a ai lavoratori, per far sì che crescano non solo il fatturato, ma anche la qualità del lavoro ed i profitti di tipo immateriale.

Se sei su questa strada forse già ti sarai imbattuto nel concetto di “welfare aziendale”.

Se invece non ne hai mai sentito parlare, oppure se conosci solo per sommi capi il suo significato, eccoti qualche chiarimento che potrà tornarti utile.

Cos'è il welfare aziendale e cosa vuol dire applicarlo in azienda

L’espressione “welfare aziendale” è mutuata dall’inglese ed ha a che fare con il benessere in azienda, sotto tutti i punti di vista.

Si tratta infatti di un insieme di comportamenti e di azioni programmate e poi attuate che non presentano alcun tipo di svantaggio e che hanno a cuore il miglioramento delle condizioni dell’azienda dal punto di vista globale.

Tali azioni sono completamente personalizzate all’impresa e messe in programma proprio tenendo conto di quali siano gli obiettivi che si vogliono raggiungere, quali benefici perseguire, quali profitti e come attuarli.

E no, non è necessario guidare una media o una grande azienda per poter applicare uno stato di welfare, può essere attuato anche alle microimprese.

L’importante però è mantenersi sempre molto informati e perfettamente organizzati.

Un piano di welfare aziendale, perciò, non potrà mai essere replicato tra due aziende: ciò che va bene per l’una infatti, non va bene per l’altra.

Gli obiettivi del welfare aziendale: innanzitutto creare valore condiviso

Ma qual è il principale obiettivo di questa serie di azioni programmate?

È quello di creare valore condiviso.

In poche parole, un welfare aziendale è come una cassetta per gli attrezzi del buon imprenditore.

Quando serve un risultato tira fuori dalla cassetta un certo strumento, poi un altro e un altro e così via.

Facendo un esempio pratico e molto tipico di un’attuazione di un piano di welfare aziendale, gli obiettivi che vengono cercati principalmente sono:

  • Aumentare la produttività dell’azienda;
  • Aumentare contestualmente la soddisfazione dei lavoratori;
  • Incentivare la fedeltà aziendale e l’attaccamento al posto di lavoro da parte dei dipendenti;
  • Raggiungere una riduzione dei costi.

Proprio qui dunque risiede il valore condiviso che si persegue con il welfare aziendale: unire gli interessi del datore di lavoro e degli imprenditori con il benessere e la soddisfazione dei lavoratori/dipendenti.

Come si concretizza un piano di welfare aziendale

In sintesi, dunque, un piano di welfare aziendale mette insieme sia le istanze di miglioramento dello status economico e commerciale dell’imprenditore, sia il miglioramento della qualità della vita dei dipendenti dell’azienda.

Gli strumenti per raggiungere questi risultati sono tantissimi, e vanno pensati ognuno rispetto al singolo caso.

Volendo dare qualche esempio di cosa si può utilizzare in un welfare aziendale potremmo pensare a benefit condivisi (l’auto aziendale anche per bisogni personali), sostegni al reddito del dipendente, aiuti per la formazione e l’educazione dei figli, asili nido per sgravare il carico alle lavoratrici/madri, politiche genitoriali, agevolazioni commerciali e tanto altro ancora.

Vantaggi fiscali ed economici: chi applica il welfare riceve molti sgravi

Un piano di welfare aziendale è dunque soprattutto immateriale: si basa cioè non su incentivi di tipo economico ma incentivi di benessere che però porteranno anche a vantaggi economici e fiscali.

Un’azienda che applica piani di welfare aziendale avrà di sicuro un miglioramento dal punto di vista fiscale.

Tutti i servizi che verranno offerti in più ai dipendenti non avranno infatti ripercussioni sulla formazione di lavoro dipendente.

Questo significa che in quanto datore di lavoro potrai dedurre i costi degli stessi servizi prestati.

Tali costi possono essere utili a reinvestire in altri strumenti per migliorare ancora di più il welfare aziendale, in un circolo virtuoso che si autoalimenta.

La conseguenza sarà perciò non solo un risparmio su quanto si spende, ma anche un aumento della produttività dei lavoratori.

Vantaggi in termini di produttività dei lavoratori

E qui veniamo al secondo vantaggio dell’applicazione di un corretto piano di welfare aziendale.

Un dipendente soddisfatto, e con una qualità della vita migliorata grazie anche ai benefit avuti in azienda (dagli asili nido a disposizione delle mamme lavoratrici ai fringe benefits, dalla auto aziendale fino a prestiti per la formazione dei figli) è un dipendente più realizzato.

Ciò vuol dire che non solo aumenta la sua produttività ma anche il suo legame con l’azienda stessa.

C’è quindi un aumentato senso di appartenenza, il che non potrà che giovare a te datore di lavoro in termini di possibilità di riduzione del turnover, riduzione di assenteismo e di divario tra uomini e donne.

Vantaggi per la percezione dell'immagine aziendale

Sappiamo tutti che la percezione dell’immagine della nostra impresa all’esterno è fondamentale per incrementare il nostro business.

Ebbene, un piano di welfare aziendale, se bene applicato, può aumentare considerevolmente il grado di percezione positiva della nostra impresa all’esterno.

Quando infatti si viene a sapere che la tua azienda offre ai lavoratori, ad esempio, sostegno alle spese di formazione professionale, aiuti alle lavoratrici mamme, diversi benefit, ciò attirerà l’attenzione non solo di eventuali altre aziende per collaborazioni su prodotti o altre azioni, ma anche di possibili candidati a posizioni dirigenziali.

Per le imprese più piccole invece i vantaggi di questo tipo hanno a che fare con la costituzione di una “rete di servizi”, in cui più aziende del territorio si mettono insieme per creare dei poli di attrazione.

Ma quali sono le aree di intervento in cui può essere applicato un piano di welfare aziendale? Ne parleremo la prossima settimana, sempre qui sul nostro blog.

Se intanto desideri saperne di più contattaci attraverso questo sito e prenota una consulenza con noi: saremmo lieti di darti tutte le informazioni di cui hai bisogno.

Tre macroaree per tanti servizi a disposizione del dipendente e dell'azienda

I servizi di welfare aziendale possono essere suddivisi in 3 macro-aree, per quanto riguarda le aree di intervento:

  1. Previdenza e assistenza;
  2. Formazione e tempo libero;
  3. Sostegno concreto alla comunità.

Tutti i servizi messi a disposizione, nei dettagli

Ognuna di queste macro-aree contiene dei servizi che possono essere messi a disposizione dei dipendenti dell’azienda o della comunità.

Nella macro-area numero 1 (Previdenza e assistenza) troviamo tutti i servizi di previdenza integrativa, sanità integrativa, servizi di assistenza e polizze assicurative.

Tutto ciò si concretizza in assegni pensionistici integrativi rispetto alla semplice pensione, assicurazioni sanitarie e rimborsi delle spese mediche, servizi di aiuto alla cura (accudimento agli anziani, bambini, asili nido), e polizze assicurative contro eventuali incidenti o malattie.

Nella macroarea numero 2 (Formazione e tempo libero) possiamo inserire invece tutti i servizi riguardanti la formazione per i dipendenti, il sostegno all’istruzione di figli e familiari dei lavoratori, la conciliazione di impegni di vita e lavoro soprattutto per le donne (pari opportunità) e la cultura e il tempo libero.

Nel concreto, si tratta di corsi di formazione per i dipendenti, borse di studio per i loro figli, congedi retribuiti.

O ancora di sostenere completamente o in parte le spese per la formazione e l’istruzione di figli e familiari dei dipendenti.

Un altro aspetto importante di questa macro-area è il pensare alla conciliazione di vita e lavoro per le lavoratrici (pari opportunità).

In questo caso l’azienda si occuperà quindi di disbrigo di servizi relativi alla scuola dei figli dei lavoratori (asili nido, doposcuola, etc.) oppure di disbrigo di pratiche burocratiche o di iniziative per sostenere le spese per le attività sportive e ricreative (ad esempio convenzioni con centri sportivi e culturali, convenzioni per le spese sui trasporti).

Altri servizi aggiuntivi per il tempo libero

Sempre all’interno della macro-area 2 troviamo tutti i servizi che il welfare aziendale mette a disposizione per il tempo libero dei lavoratori: parliamo di biblioteche create all’interno degli spazi della stessa azienda, così come palestre, e poi abbonamenti alla frequentazione di cinema e teatri.

Nella macroarea numero 3, infine (Sostegno concreto alla comunità) troviamo tutto ciò che può essere di sostegno non solo ai lavoratori dell’azienda, ma anche all’intera comunità geografica in cui l’azienda sorge. 

E quindi sì:

  • al sostegno economico ai lavoratori (buoni pasto o per la mensa, rimborso per i costi dei mezzi pubblici, possibilità di alloggi gratuiti);
  • al sostegno ai soggetti deboli (azioni volte all’inserimento dei disabili nella società e del miglioramento delle condizioni dei detenuti in carcere);
  • alla prevenzione degli incidenti sui luoghi di lavoro (corsi di aggiornamento specialistici, attività volte alla prevenzione, incitamento all’adozione di codici di comportamento per favorire la sicurezza sul posto di lavoro).

Ma welfare allargato alla comunità significa anche mettere in atto buone pratiche verso il quartiere, il Comune o la zona in cui opera l’azienda, e al bisogno fare rete con le altre piccole imprese del luogo,ad esempio sovvenzionando delle navette per il trasporto dei dipendenti, etc.

Due modalità principali: conversione del premio di risultato o erogazioni aziendali

Diciamo subito che i metodi, le modalità per finanziare un piano di welfare aziendale sono sostanzialmente due: la conversione del premio di risultato oppure le erogazioni aziendali.

Vediamo di cosa si tratta nello specifico.

Come avvalersi della conversione dei premi di risultato

Chi gestisce una piccola (o media, o grande) impresa sa bene come ai dipendenti spetti, ad un certo livello di carriera, un premio economico.

Quest’ultimo lo si può concretizzare in un bonus in denaro sullo stipendio, o in un assegno una tantum, oppure nel cosiddetto superminimo.

Con la conversione dei premi di risultato questi “premi” non vengono più elargiti in termini economici al dipendente, ma vengono convertiti in servizi per il welfare dello stesso valore.

Per far comprendere meglio questo meccanismo prendiamo il caso del superminimo.

Sappiamo che stiamo parlando di una somma in più rispetto allo stipendio concordato in sede di contratto, una somma che viene assegnata al dipendente (o anche a tutti i dipendenti) in merito a certe capacità o a lavori ben eseguiti.

Avvalendosi della conversione del premio di risultato il superminimo viene inglobato e riconvertito in servizi di welfare aziendale.

Ciò significa che sarà lo stesso lavoratore ad avvalersene, usufruendo di benefit e agevolazioni che non saranno assolutamente tassati in alcun modo (mentre i premi di risultato vengono tassati al 9,19% dell’importo).

Interessante è poi il fatto che il concetto di welfare aziendale comincia ad essere ben compreso da alcuni settori, come quello degli orafi, o dei metalmeccanici, che includono addirittura all’interno del contratto nazionale questo tipo di servizi privi di tassazione.

Quando la riconversione del premio di risultato non può avvenire

La conversione dei premi di risultato, tuttavia, non sempre è possibile.

Ci sono infatti dei casi in cui non si potrà usufruire di tale vantaggio.

Ciò avviene quando ad esempio il reddito annuo del dipendente supera gli 80 mila euro lordi.

Il premio inoltre non dovrà superare i 3 mila euro (o 4 mila, in certi casi specifici) di valore.

Come funzionano le erogazioni aziendali

La riconversione dei premi di risultato è la modalità più scelta dalle imprese italiane che si avvalgono dei servizi di welfare aziendale.

Vi è poi una seconda modalità di azione per finanziare un piano del genere, ed è quella delle erogazioni aziendali.

Si tratta, in poche parole, di una specie di “fondo cassa”, istituito dall’azienda stessa come integrazione delle retribuzioni dei lavoratori in termini di servizi di welfare.

È anche nota come “erogazione liberale del datore di lavoro”, in quanto è un’azione non vincolata ai contratti nazionali e ai sindacati.

Ciò comporta però uno svantaggio: l’impossibilità di usufruire delle agevolazioni fiscali dovute proprio a chi applica un piano di welfare aziendale!

Come fare, allora?

Una soluzione potrebbe essere quella di stendere un regolamento scritto in cui si citino dei premi regolamentati.

In pratica: ad una tale azione corrisponde un tale premio. In questo caso si trasformerà il tutto nei cosiddetti “importi on top”, completamente detassabili dal fisco.