Inauguro la trattazione di un argomento che ti interesserà molto in quanto datore di lavoro o titolare di una piccola impresa.
Sto parlando del lavoro irregolare e delle conseguenze che proprio tu, più che il dipendente, potresti subirne.
Voglio allora mostrarti quali sono gli svantaggi di avere dipendenti non in regola e quali i vantaggi di averli invece in regola, a 360 gradi.
Buona lettura!
La prima cosa da avere ben presente è in quali casi possono scattare le sanzioni per lavoro irregolare previste dall’ultima Legge di bilancio.
I motivi sono tutti quelli che hanno a che fare con le violazioni in materia, come i rapporti non contrattualizzati (o non ben contrattualizzati), e il non seguire le normative sulla messa in sicurezza sul posto di lavoro, gli orari e i distaccamenti.
La novità sta nel fatto che nel 2020 gli importi delle sanzioni, cioè quanto si andrà a pagare, sono aumentati rispetto all’anno precedente.
Pertanto, facendo un esempio, se si è mantenuto in nero un lavoratore nel periodo che va dalla fine del 2018 al 2019, si dovrà comunque pagare la sanzione di cifra più elevata stabilita per il 2020 (importo pieno).
Attenzione perciò a non pagare in nero i lavoratori, perché le multe da pagare potrebbero essere davvero molto salate.
Ecco allora, per semplificare il tutto, quali sono le sanzioni (con le cifre) previste dal Decreto Legge n.12 del 2002, poi ovviamente attualizzato.
In caso volessi cercare il riferimento normativo sappi che gli importi si trovano all’articolo 3.
Capisci bene quanto perciò sia svantaggioso per te mantenere dei lavoratori in nero.
In più devi sapere che se il lavoratore scoperto (o che potrebbe denunciarti da un momento all’altro) è uno straniero (peggio ancora se non in regola) o un minorenne o ancora un beneficiario del reddito di cittadinanza, le sanzioni che ti ho mostrato vengono maggiorate di un 20% ulteriore.
C’è una possibilità che ti potrebbe permettere di ridurre la multa: potresti far partire una procedura speciale per regolarizzare il tutto, che si chiama procedura di diffida.
Per avviare una procedura di diffida occorrono questi requisiti:
Per “somministrazione del lavoro” si intende molto semplicemente il dare lavoro a qualcuno: per questa attività bisogna essere autorizzati a farlo dal ministero del Lavoro.
Quando non si ha questa autorizzazione e si dà lavoro alle persone, si commette reato.
Da sottolineare che questo reato può colpire non solo il singolo datore di lavoro, ma anche le Agenzie per il lavoro, che per questa attività hanno bisogno necessariamente di un’iscrizione all’Albo.
Non solo: anche il distacco del personale (i trasferimenti dei dipendenti) o gli appalti illeciti possono rientrare in questo reato (se desideri avere un riferimento normativo, puoi consultare il Decreto Legislativo n.276 del 2003 agli articoli 4 e 18).
Per quanto riguarda invece il reato di Distacco illecito, come si può in maniera chiara leggere sempre dal Decreto Legislativo 276 del 2003, all’articolo 30, questo si ha:
“Quando un datore di lavoro, per soddisfare un proprio interesse, pone temporaneamente uno o piùlavoratori a disposizione di altro soggetto per l’esecuzione di una determinata attività lavorativa”.
In altre parole tu in quanto datore di lavoro non puoi far lavorare il tuo dipendente per un altro senza averlo messo in chiaro e senza le autorizzazioni necessarie.
Non puoi neanche far trasferire il tuo dipendente a più di 50 chilometri, a meno che non comprovi in maniera scritta le ragioni tecniche, organizzative e produttive.
Se poi il lavoratore da distaccare andrà a svolgere mansioni diverse da quelle per cui è di solito specializzato, questo potrà avvenire esclusivamente con il consenso del lavoratore stesso.
In pratica: deve essere d’accordo con un lavoro di tipo diverso da svolgere.
Ad ogni modo come datore di lavoro sarai sempre tu il responsabile del trattamento economico a favore del lavoratore.
Chiariamo qui che lo stesso tipo di trattamento sanzionatorio (multe) viene dato anche al datore di lavoro che usufruisce di appalti illeciti.
Sappiamo, dall’articolo 1655 del Codice Civile che “L’appalto è il contratto con il quale una parte assume, con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, il compimento di un’opera o di un servizio verso un corrispettivo in danaro“.
Quando l’appalto è illecito viene invece affidato contravvenendo a queste raccomandazioni, e si limita semplicemente a fornire manodopera nascondendo questo fatto dietro la dicitura di appalto.
Se i controlli rilevano questo tipo di reati, tanto di Somministrazione fraudolenta, quanto di distacco illecito del lavoratore, allora la multa da pagare sarà inflitta PER OGNI LAVORATORE occupato e per ciascuna giornata lavorativa.
La cifra è di 60 euro per lavoratore e per giornata (con un aumento del 20% rispetto a prima, quando invece la somma si attestava sui 50 euro).
Ricordiamo anche che questa sanzione non può essere inferiore a 5 mila euro né superiore ai 50 mila euro.
Un discorso a parte va fatto se il lavoro viene somministrato in maniera illecita ai minorenni: in questo caso infatti si rientra nel Codice Penale, ed oltre ad un’ammenda di 300 euro si rischia il carcere fino a 18 mesi.
Le stesse sanzioni con le stesse cifre e le stesse modalità vengono applicate anche per il reato di Distacco illecito e di Appalti illeciti.
Quando parliamo di intermediazione nel mondo del lavoro, ci riferiamo a quell’attività che favorisce l’incontro tra la domanda e l’offerta degli impieghi.
In pratica fare intermediazione significa cercare di collocare altri lavoratori.
Questi ultimi non dovranno però assolutamente pagare l’intermediario, altrimenti l’intermediazione diventa, appunto, illecita (come avviene ad esempio, nel fenomeno del caporalato).
In caso di attività di intermediazione del lavoro svolta in maniera fraudolenta le multe previste vanno dai 5 mila ai 10 mila euro.
A questo proposito puoi trovare chiarimenti all’interno del Decreto Legislativo 276 del 2003 all’articolo 18.
Anche per la violazione di distacco transnazionale le multe hanno subìto, rispetto all’anno scorso, un incremento del 20%.
In particolare ciò riguarda la mancata comunicazione del distacco e il cabotaggio.
Vediamo cosa significano queste espressioni.
Per “distacco transnazionale” si intende il passaggio in Italia di uno o più lavoratori, quando la sede centrale di un’azienda si trova all’estero (Unione Europea o Extra Ue).
Può trattarsi anche di una filiale oppure unità produttiva, purché dello stesso gruppo.
Un esempio di distacco transnazionale può avvenire anche quando delle agenzie di somministrazione del lavoro che hanno sede in un altro Stato inviano lavoratori presso imprese che hanno sedi produttive in Italia (appartenenti però sempre allo stesso Gruppo).
Gli illeciti in questo caso avvengono quando il distacco dei lavoratori non viene comunicato.
La comunicazione del distacco transnazionale DEVE infatti avvenire con un modello specifico da inviare al ministero del Lavoro.
Se non lo si fa la multa per la mancata comunicazione passa dai 150/500 euro dello scorso anno ad una cifra che si attesta dai 180 ai 600 euro per ogni lavoratore interessato.
All’interno dell’attività di Distacco transnazionale va individuata anche l’azione di cabotaggio, che ha a che fare con la circolazione di merci ed altro materiale su strada.
Se questo tipo di circolazione avviene senza documentazione, oppure con documentazione non sufficiente o errata, le multe diventano molto salate: si passa infatti da un importo che andava dai 1000 ai 10 mila euro negli scorsi anni, alle attuali cifre che partono da 1.200 euro ed arrivano a 12 mila euro.
Va detto che il massimo delle sanzioni in questo tipo di illeciti non può superare i 150 mila euro.
Tutte le violazioni che riguardano la materia del lavoro assistono ad un aumento delle multe del 20%.
Per saperne di più si può consultare l’apposito decreto del Ministro del Lavoro.
Oltre ad illeciti commessi per tipologia di trasgressione, ci sono anche quelli causati da un non rispetto dell’orario di lavoro.
Anche in questo caso bisogna fare i conti con un aumento delle cifre, che si attesta su un +20% rispetto a quelle degli scorsi anni.
Vediamo allora nel dettaglio in cosa consistono queste violazioni e quali sono gli importi delle multe.
Sappiamo che un orario di lavoro settimanale non deve superare le 48 ore, comprendendo anche le ore di straordinario.
Se però questa durata non è un’eccezione ma diventa la regola (durata media settimanale dell’orario di lavoro) e addirittura la supera, allora scattano le multe per illecito amministrativo.
Così come per il numero di ore massimo da lavorare ogni settimana, esiste anche il riposo giornaliero per i lavoratori, che implica 11 ore consecutive per ogni giorno.
Se questo limite non viene rispettato, allora scattano le multe.
C’è poi un riposo settimanale del lavoratore, che il datore di lavoro deve necessariamente rispettare. Esso ammonta ad almeno 24 ore consecutive e deve essere cumulato alle 11 di riposo giornaliero. Quando viene a mancare il rispetto di questa pausa, dovuta per legge al lavoratore, questi sono gli importi da pagare:
La nostra panoramica è stata piuttosto ampia e la scorsa settimana ci siamo soffermati sul mancato rispetto del dovuto riposo negli orari di lavoro.
Vediamo ora cosa succede se il datore di lavoro non tiene conto delle dovute ferie al lavoratore.
Chiuderemo, infine, con qualche parola sulla salute e sicurezza sul lavoro e su altre violazioni e sanzioni.
Così come per gli orari giornalieri e settimanali di riposo, il lavoratore ha diritto ad un periodo di pausa dal lavoro che ammonta ad un totale cumulativo di quattro settimane all’anno.
Se questo diritto non viene rispettato si va incontro al pagamento di multe piuttosto salate.
Se la violazione interessa fino a 5 dipendenti si va dai 120 ai 720 euro di sanzione (rispetto all’intervallo 100/600 euro degli scorsi anni).
Se invece i lavoratori interessati dalla violazione sono compresi in un numero da 6 a 10, oppure se l’illecito si verifica da due anni almeno, gli importi salgono: da 480 a 1800 euro (rispetto ai 400/1.500 euro precedenti).
Infine, se la violazione ha interessato più di 10 lavoratori o si è realizzata in almeno quattro anni di seguito, allora la multa sarà di 960/5.400 euro (prima andava dagli 800 ai 4.500 euro), e non sarà ammesso un pagamento in misura ridotta.
Cattive notizie anche per chi viola le norme su salute e sicurezza sul lavoro, per cui le multe sono aumentate del 10% rispetto al 2020.
Queste norme si trovano tutte nel Testo Unico per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, cioè il Decreto Legislativo 81 del 2008.
Se dunque ti interessa approfondire l’argomento puoi consultare liberamente la fonte che ti abbiamo indicato.
Ti ricordiamo, ad ogni modo, che per questo tipo di violazioni sono previste, in certi casi specifici, anche pene previste dal Codice Penale: quindi arresto, oltre all’ammenda.
Si va dalla mancanza di adozione delle principali misure di sicurezza sul lavoro, ad un mancato avviso ai lavoratori dei rischi che corrono con una mansione pericolosa, etc.
Le sanzioni partono da 500 euro e possono raggiungere anche gli 8-10 mila euro.
Tutte le altre violazioni di cui non abbiamo parlato in questi nostri cinque appuntamenti settimanali dedicati all’argomento si scontrano anch’esse con multe aumentate del 20%.
Si tratta di quegli illeciti che hanno a che fare con il tema del lavoro e della legislazione sociale.
Anche in questo caso, comunque, è previsto un apposito decreto da parte del ministero del Lavoro.
Ricordiamo infine che se come datore di lavoro negli ultimi tre anni hai già ricevuto delle multe (sia di tipo amministrativo che sanzioni penali) per uno stesso illecito che ti viene contestato oggi, allora per te gli importi vengono addirittura raddoppiati rispetto alle maggiorazioni del 10% o del 20%.
Pagheresti, in sostanza, dal 20 al 40% in più rispetto agli importi del 2020.
Se ti stai chiedendo a chi vanno tutti i soldi delle maggiorazioni che sono state fissate a partire dallo scorso anno, la risposta è al Fondo destinato alle risorse per l’Ispettorato del Lavoro.
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