Bonus 25000 euro per Coronavirus

Intervista a Raffaele Cesaro, Consulente del Lavoro

Giovedì 16 aprile 2019
bonus 25000 euro coronavirus

Oggi intervistiamo Raffaele Cesaro, Consulente del Lavoro di Padova, riguardo l’argomento molto dibattuto del Bonus aziendale di 25000 euro in seguito all’emergenza Coronavirus: sono molte le misure adottate e sempre più imprese domandano al governo e ai gruppi di categoria di fare chiarezza in proposito.

Potrebbe spiegarci esattamente in cosa consiste questo microcredito, dalle condizioni per richiederlo fino alle tempistiche per il rimborso?

Certamente: si tratta di un cosiddetto “microcredito” che ha il vantaggio teorico di non richiedere particolari istruttorie o condizioni.

Iscriviti per continuare a leggere l’articolo

Lock

Si può richiedere un finanziamento pari al 25% dei ricavi del 2018, con limite massimo di 25000 euro.

È prevista la possibilità di un pre-ammortamento di 24 mesi (in cui non si verseranno le rate), dopodiché il finanziamento dovrà essere ripagato in 6 anni, con un tasso di interesse dell’1,5%.

Cliccando su questo link è possibile scaricare il documento da presentare alla banca (o all’intermediario finanziario) per la richiesta di erogazione del credito.

 

Perché ha detto "teorico"?

Perché siamo in Italia, e purtroppo occorrerà verificarne l’applicazione pratica sul campo.

La garanzia da parte dello Stato è stato considerato un grosso incentivo per accendere il finanziamento... tuttavia la Sua posizione in merito è un po' diversa: può spiegarci il Suo punto di vista?

Ritengo sia un grosso errore vedere le cose come ci sono state presentate da giornali e media in genere! Lo Stato garantisce al 100% per il bonus da 25000 euro per l’emergenza Coronavirus, e tutti hanno pensato qualcosa del tipo “beh, se lo Stato garantisce, la banca erogherà il finanziamento, e non ci saranno problemi”… dimenticando che se un domani non saremo in grado di restituire il finanziamento, lo Stato potrà effettuare qualsiasi azione di recupero del credito tramite il sistema di riscossione dell’Agenzia delle Entrate.

Quindi: paghiamo fior fior di tasse, ci chiudono l’azienda, ci prestano i soldi nostri a interesse e se qualcosa va storto è finita: sono consapevole di avere assunto una posizione “eretica”, ma a me questo pare un film dell’orrore, soprattutto a svantaggio dei più “piccolini”…

[/ays_block_subscribe]

Quindi Lei in sostanza suggerisce alle micro-imprese di non accedere al finanziamento?

Da buon Consulente aziendale, io suggerisco soltanto di essere molto prudenti e di valutare ogni singolo rischio legato a una scelta di questo tipo.

È proprio la garanzia statale il problema: se qualcosa va storto, non tratti con lo Stato. Quest’ultimo attiva la procedura di riscossione e il pignoramento è dietro l’angolo. In altre parole, considerando la scarsa liquidità di gran parte delle micro-imprese italiane (soprattutto del nord-est), la possibilità di fallire diventa ahimè reale.

Una visione pessimistica...

Direi piuttosto realista!

Siamo nel 2020, le condizioni socioeconomiche sono cambiate dai vari boom economici, e dobbiamo saper cogliere il cambiamento ogni giorno, perché è il mercato che lo impone: e il mercato è velocissimo a dettare le regole.

Pertanto: o i micro-imprenditori cambiano le regole della loro liquidità aziendale ed evitano in qualche modo di arrivare a fine mese con l’acqua alla gola, oppure il rischio è una realtà, e il pessimismo non c’entra (anche perché chi mi conosce sa che di base sono un inguaribile ottimista!).

Comprendo che il bonus da 25000 euro per l’emergenza Coronavirus possa essere visto come l’ossigeno per tirare a campare, ma se non c’è un piano per il prossimo immediato futuro, diventerà un vero e proprio cappio intorno al collo. Oltre che verranno prosciugati in due-tre mesi tra stipendi e fornitori. Inoltre: solitamente la tendenza è quello di non preoccuparsi del futuro, ma tolti i due anni di pre-ammortamento, la micro-impresa si ritroverà sul groppone altri 3-400 euro di rata mensile a cui far fronte. Può permetterselo? Certo, ma solo a condizione di aver fatto bene i propri conti.

Per questo motivo invito a una sana prudenza, seguita da un’analisi specifica di benefici-costi.

[/ays_block_subscribe]

Non puoi copiare il contenuto di questa pagina