“IL LAVORO DA REMOTO È UN TEST DI FIDUCIA”

Venerdì 7 novembre 2025

 

L’altro giorno parlavo con un mio competitor.

Un collega, titolare di uno studio di consulenza del lavoro come il mio.

Si lamentava del giorno da remoto, introdotto recentemente.

Mi ha detto:

 

“Andrea, credo che lo toglierò. È un disastro. Ho un ragazzo, Roberto, che il mercoledì sparisce. Lento, irraggiungibile. E per colpa sua, sto pensando di togliere la flessibilità a tutti.”

 

Continuava a maledire il lavoro da remoto, a vederlo come la causa di tutti i mali.

L’ho ascoltato in silenzio.

Poi l’ho fermato e gli ho detto:

 

“Il problema non è il mercoledì. Il mercoledì è solo la lente d’ingrandimento che ti sta mostrando una verità che prima, in ufficio, non vedevi.”

“Il lavoro da remoto non è un benefit che concedi. È un test di fiducia. E questo test ti sta dicendo, senza filtri, che Roberto non è un soldato disciplinato, ma un fantasma che si nascondeva dietro la scrivania.”

“Stai pensando di rompere il termometro, invece di curare la febbre.”

 

Il suo silenzio mi ha fatto capire che avevo colpito nel segno.

La presenza fisica in ufficio è una stampella. Crea l’illusione del lavoro. Permette alle persone di nascondere l’inattività dietro la facciata della “presenza”. Il lavoro da remoto toglie questa stampella. Spoglia il lavoro di ogni alibi e lo riduce alla sua essenza: i risultati. Non importa se lavori dalla scrivania, dal divano o dalle Maldive. La sola domanda che conta è: hai portato a termine la missione?

Il lavoro da remoto espone chi lavora “a ore” e chi lavora “per obiettivi”. Smaschera chi ha bisogno del controllo del supervisore per funzionare e chi invece ha la disciplina di un soldato d’élite, che combatte allo stesso modo anche quando il generale non guarda.

 

 

📍 Il Soldato Remoto vs. il Fantasma del Mercoledì

 

Guarda il tuo team.

Chi riconosci in queste due figure?

 

  • Il Fantasma del mercoledì: il suo stato diventa “online” alle 9:01 e “offline” alle 16:59, con una precisione chirurgica. Risponde alle chat a monosillabi. Le sue attività sono sempre “in progress”, mai “completate”. Vede il lavoro da remoto come un diritto acquisito, un giorno di semi-vacanza.

  • Il Soldato Remoto: lavora per obiettivi. Se finisce prima, si gode il tempo guadagnato. Se c’è un’urgenza, è sul pezzo. Comunica in modo proattivo, non reattivo. “Ho completato X, ora inizio Y”. Vede il lavoro da remoto come una responsabilità da onorare.

 

Quanti Fantasmi e quanti Soldati hai nel tuo plotone? Il mercoledì te lo sta dicendo. Ascolta.

 

 

💣 L’istruzione BOMBA di questa settimana

 

Smettila di chiedere ai tuoi uomini: “State lavorando?”. Inizia a chiedere a te stesso: “Stanno producendo risultati misurabili?”. La presenza in ufficio misura l’obbedienza. Il lavoro da remoto misura la responsabilità. Un comandante non costruisce un esercito di obbedienti. Costruisce un plotone di responsabili.

 

 

Istruzioni per concretizzare fin da subito

 

  1. Prima del prossimo mercoledì (o qualsiasi dannato giorno tu abbia scelto per far fare smartworking ai tuoi soldati), definisci UN solo, chiaro e misurabile risultato che ogni membro del team deve raggiungere entro la fine della giornata.
  2. Non un’attività generica come “lavorare sul progetto X”. Un output tangibile. Esempio: “La bozza della presentazione deve essere nella cartella condivisa”, “I 5 nuovi contatti devono essere caricati nel CRM”.
  3. Comunicalo lunedì, con chiarezza glaciale: “Questo è l’output che mi aspetto per mercoledì sera. L’organizzazione del come arrivarci è vostra responsabilità. Non misurerò le ore di connessione, misurerò solo il risultato.”
  4. Mercoledì alle 18:00, fai il punto. Chi ha completato la missione e chi ha trovato una scusa?
  5. Hai appena eseguito il tuo primo, vero test di fiducia. E ora hai dati, non opinioni.

 

In posizione! 🌿🤚🌿

 

P.S.: Come sempre, la Lettera del Caesar della prossima settimana contiene un vantaggio competitivo.

O lo prendi tu, o lo regali al tuo concorrente.

A te la scelta. 😏

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