“LA GENTE NON HA PIÙ VOGLIA DI LAVORARE!”

Venerdì 3 maggio 2024

Dove ti giri ti giri, il ritornello di moltissimi imprenditori, fin dalla notte dei tempi, è: “Possibile che non c’è più nessuno che voglia lavorare??”

Di questi tempi si sente sempre più spesso, ma è una frase che sentivano anche i nostri genitori, i nostri nonni e i nostri bisnonni: i titolari brontoloni non sono una novità del Terzo Millennio! 

Ma concentriamoci sui nostri tempi.

Il problema sono sempre le persone: sono tutti pigri, sfaticati (soprattutto i giovani, da sempre), mantenuti da mamma e papà, parassiti dello Stato a cui ciucciano i sussidi…

Eppure la maggior parte delle persone non fa parte di questa categoria di “fannulloni”, ma lavora come dipendente, facendo a volte anche più di un lavoro per arrivare a fine mese.

Ma allora perché si sente sempre di più dire che: “Tsk, la gente non ha proprio voglia di fare niente nella vita!”

Perché molti imprenditori (non tutti) non vedono oltre i confini della propria azienda.

Pensano che la loro realtà aziendale sia l’unica realtà possibile e la migliore che possa capitare a qualsiasi forma di vita abile al lavoro: gli viene dato un impiego, uno stipendio conforme alle direttive statali, gli vengono pure pagati gli straordinari… cosa pretendono di più?

Dai, è evidente che il problema è proprio della generazione di adesso!

Eppure, moltissimi altri Imprenditori non si lamentano mai, anzi: quando hanno bisogno di nuovo personale, trovano la persona giusta nel giro di breve tempo.

E no, non si parla dei colossi tipo i soliti Amazon, Apple, Facebook e altri soliti noti.

Parliamo di realtà come le micro e piccole imprese che caratterizzano l’intero territorio italiano, a riprova del fatto che non serve essere una multinazionale per attirare dipendenti di valore.

Perché i titolari di queste aziende non si lamentano mai della scarsità di personale? Qual è il loro trucco? Come fanno a farsi bastare le risorse che hanno?

La risposta è che: NO, non hanno trucchi magici e NO, non si accontentano.

Un bel giorno, i dirigenti di queste imprese si sono improvvisamente fermati, colpiti da un pensiero improvviso come da un pugno:

 

“Ok che la gente non ha voglia di lavorare, ma… perché dovrebbero venire a lavorare proprio per noi? Cioè, se noi fossimo dei candidati e vedessimo l’annuncio della nostra azienda… faremmo carte false per farci assumere?

 

Non c’è trucco e non c’è inganno: dopo aver criticato la mancanza di impegno e di entusiasmo nei potenziali candidati, hanno rivolto l’obiettivo dall’esterno verso l’interno, verso di loro.

E per molti è stato come guardare negli occhi l’abisso e venire ingoiati dalla cruda verità:

 

“Se fossi una persona in cerca di lavoro… questa azienda non mi attirerebbe per niente: è piatta… mi vergogno a dirlo, ma è perfino mediocre… Potrei pensare di farmi assumere per tirare su qualche soldo e, nel frattempo, cercare qualcosa di più interessante, ma più di uno stipendio minimo non riesco a pensare di poter ricevere da questi qua. E questi qua siamo noi!”

 

La dolorosissima illuminazione.

Se nemmeno io, che sono il titolare, riesco a trovare motivi validi per convincermi a lavorare per la mia azienda, come potrebbe mai convincersi uno sconosciuto che mi vede per la prima volta??

Nel mercato del lavoro odierno, pensare di essere i migliori in circolazione perché si offre uno stipendio minimo e il pagamento degli straordinari è deleterio: non la vinci in questo modo la guerra contro i tuoi spietatissimi concorrenti!

I lavoratori di talento, al giorno d’oggi, oltre allo stipendio garantito (e non parliamo di minimo sindacale + straordinari) cercano in particolare:

 

  • Sicurezza – un’azienda che li tuteli non solo dal punto di vista economico, ma come individui, come esseri umani dal grande potenziale e non come macchinette produci-fatturato da usare e gettare a piacimento

     

  • Crescita professionale – pensare che tutti i lavoratori si limitino a vendere il loro tempo in cambio di uno stipendio a fine mese, senza dare o volere di più, è un concetto sbagliatissimo. In mezzo a loro, ce ne sono tantissimi che non desiderano altro di trovare un titolare che gli dia una chance per fare carriera

     

  • Formazione continua – una delle più grandi frustrazioni e fonti di stress dei dipendenti è non avere le giuste competenze per svolgere le proprie mansioni. Non si parla solo dei novellini, ma anche dei lavoratori navigati: i tempi corrono, tutto si evolve continuamente e così anche il mondo del lavoro. Come possono le persone non ricevere aggiornamenti continui e non assimilare nuove conoscenze per mesi o addirittura anni??

     

  • Serenità – lavorare è stressante di suo, se poi non c’è una cultura aziendale positiva, la cosa diventa un incubo. La priorità assoluta di un’azienda non dovrebbe essere il fatturato, la clientela o la pubblicità, ma la serenità dei propri collaboratori: senza di quella, a poco a poco tutto si sgretola, anche il fatturato più elevato

     

  • Equilibrio lavoro/vita privata – smart working garantito per ogni necessità, orari flessibili in caso di bisogno, piano ferie deciso in anticipo… insomma, tutte iniziative che rendano possibile per i tuoi dipendenti, dedicarsi a pieno al proprio lavoro, ma senza dover sacrificare la vita privata

     

  • Riconoscimento e apprezzamento – sembra scontato dirlo, ma non tutti i titolari si scomodano a dire un “Grazie” o un “Ottimo lavoro!” ai propri dipendenti. Fanno il loro lavoro, vengono pagati, non c’è bisogno dei fiorellini. E invece un buon leader conosce il valore di queste parole: non sono quantificabili in termini di denaro, ma un certo valore ce l’hanno (anche più dei soldi, a volte)

 

Questo approccio sembrava innovativo e un po’ “figlio dei fiori style” qualche anno fa, ma dopo la crisi degli ultimi tempi, moltissimi imprenditori hanno aperto gli occhi e si sono resi conto del necessario cambio di rotta.

Loro sono quelli che ricevono curricula in continuazione, dovendo spesso dire di no ad alcuni candidati solo perché non ci sono posti vacanti.

Sono quelli che fanno colloqui durante tutto l’anno, anche quando non c’è immediata necessità di assumere altro personale, perché sanno benissimo che il momento peggiore per fare i colloqui è proprio quando si ha forte bisogno di altri dipendenti.

Sono quelli che si domandano periodicamente: “Se fossi un mio dipendente, sarei felice di lavorare per un titolare come me? E se, invece, fossi una persona in cerca di lavoro… farei di tutto per farmi assumere da questa mia azienda o non mi disturberei nemmeno ad inviare il curriculum?”

Tutto ciò, mentre gli altri, invece, si lamentano che la gente non ha più voglia di lavorare.

Sfogarsi va bene, ma dopo una giusta lamentela, è ancora più giusto fare un passo indietro e valutare cosa è in nostro potere fare per rendere l’azienda un luogo dove le persone non solo siano contente di lavorare, ma siano entusiaste all’idea di entrare a far parte del team.

Cambiando la prospettiva, improvvisamente i collaboratori giusti inizieranno ad arrivare e saranno già predisposti a contribuire al successo della tua azienda che, a poco a poco, diventerà un’impresa condivisa con tutti loro).