Tutti abbiamo in squadra una “brava persona”.
Nel mio passato, si chiamava Martina. Sempre sorridente, sempre positiva, la prima a organizzare la colletta per un compleanno.
Impossibile non volerle bene.
Un problema: sul lavoro, era un peso morto. 😱 Lenta, imprecisa, bisognosa di essere costantemente supervisionata. Ogni suo compito doveva essere controllato e spesso rifatto.
Sapevo di doverla licenziare. Ma l’idea mi distruggeva. Il dramma, la cattiva atmosfera, il senso di colpa. Sarebbe stato un bagno di sangue per il morale del team. Per settimane, sono rimasto paralizzato.
Poi ho smesso di pensare come un “buon datore di lavoro”. E ho iniziato a pensare come un comandante in guerra. In una guerra non ci sono solo 2 opzioni — tenere un soldato ferito o abbandonarlo. Ce n’è sempre una terza. Quella che il tuo avversario non si aspetta.
Ho iniziato un “progetto di valorizzazione” per Martina. Le ho tolto tutti i compiti in cui era debole e le ho assegnato un unico progetto, molto specifico e di facciata. Qualcosa che sapeva fare decentemente. L’ho formata ossessivamente solo su quello, finché non è diventata capace di farlo come se fosse un’esperta mondiale. Ho lavorato con lei per lucidare a specchio il suo profilo social, riempiendolo di parole chiave relative a quell’unico progetto. Le ho scritto una lettera di raccomandazione entusiasta, che lodava la sua “incredibile dedizione” e la sua “profonda specializzazione” in quel singolo ambito.
Infine, ho “casualmente” segnalato il suo profilo a un recruiter che lavora spesso per un mio noto concorrente. Tre settimane dopo, il mio concorrente ha assunto Martina. Con un aumento. E ringraziandomi per la “dritta”.
Risultato? Ho protetto il mio team da un anello debole senza il dramma di un licenziamento. Ho dato a Martina una nuova opportunità dove, forse, le sue poche competenze sarebbero bastate. E ho inserito un soldato mediocre, vestito da fuoriclasse, nelle linee nemiche. Come se fosse un Cavallo di Troia. Tre vittorie. Con una sola, spietata mossa.
So cosa stai pensando leggendo queste righe. Che è un comportamento scorretto. Manipolatorio. Forse persino non etico. E voglio che tu sappia una cosa con la massima chiarezza: non me ne frega assolutamente nulla.
Il mio primo, unico e sacro dovere non è seguire un manuale di “buone maniere aziendali”. Il mio dovere è proteggere il mio plotone e vincere la guerra. Ogni decisione viene presa con questo unico obiettivo in mente. Questo non è un salotto per gentiluomini che discutono di etica. Questo è il quartier generale di un’unità che combatte per sopravvivere e prosperare in un mercato ostile. E sul campo di battaglia, non vince chi è più “buono”. Vince chi è più lucido e strategico.
Quando devi rimuovere un problema, hai due strumenti.
Un boscaiolo usa la scure.
Un chirurgo (o un comandante) usa il bisturi.
Smettila di pensare solo in termini di “assumere” o “licenziare”. Inizia a pensare in termini di “piazzare le tue risorse” sulla scacchiera. A volte, la mossa migliore non è mangiare un pezzo avversario. È spostare un tuo pezzo debole in una casella che danneggi la strategia del tuo nemico.
Questa non è un’istruzione a fare. È un’istruzione a pensare.
In posizione! 🌿🤚🌿
P.S.: Come sempre, la Lettera del Caesar della prossima settimana contiene un vantaggio competitivo.
O lo prendi tu, o lo regali al tuo concorrente.
A te la scelta. 😏
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