“LA STORIA DEL BAMBÙ CHE CORREVA SOTTO IL MIO GIARDINO (E COSA C’ENTRA QUESTO CON IL TUO PARCO CLIENTI)”

Venerdì 6 giugno 2025

Quando recentemente ho comprato casa ad Abano Terme, la prima cosa che ho fatto non è stato sistemare le tende o scegliere il divano.

La prima cosa che ho fatto è stata prendere in mano guanti, piccone e badile.

Perché il giardino era invaso da un nemico silenzioso, subdolo, infame: il bambù.

 

Bello, eh. Sembra una pianta elegante, zen, quasi nobile.

Invece è una gramigna travestita da intellettuale.

 

Le radici correvano ovunque, sotto il prato, nei muretti, tra le siepi.

Saltavano fuori metri più in là, come i problemi che lasci lì e poi ti ritrovi nella faccia dieci anni dopo.

Ho provato a tagliarlo. E qualche giorno dopo era di nuovo lì.

Più alto, più verde, più arrogante.

A un certo punto ho detto BASTA!

 

Ho cominciato la bonifica. Vera. Fisica.

 

Mi sono ritrovato sporco di terra, sudato come una bestia, con la faccia da “oggi vinco io”.

Ho sradicato tutto. Radice dopo radice. Ramo dopo ramo.

E no, non l’ho fatto solo per sistemare il giardino.

Io amo lavorare con le mani.

Mi piace sporcarmele. Fare fatica vera.

Perché dopo tante ore di lavoro mentale — tra aziende, strategie, riunioni, parole — ho bisogno di equilibrio.

Di silenzio.

Di terra vera sotto le unghie.

Di movimento che non sia una call su Zoom.

È il mio modo per variare la routine.

Un giorno CrossFit. Un giorno zappetta.

Un giorno lavagna. Un giorno badile.

Il mio cervello ringrazia. Il mio corpo pure.

E mentre ero lì, piegato a 90° a tirare fuori chilometri di radici, non ho potuto fare a meno di pensare a tutti quei titolari che hanno lo stesso problema.

Ma non nel prato.

Nel portafoglio clienti.

 

Il tuo business è esattamente come un giardino.

 

E il tuo parco clienti è pieno di bambù.

Clienti che ti sembrano utili.

Clienti che “fanno volume”.

Clienti che magari all’inizio sembravano pure bravi.

Ma che poi… iniziano a crescere sotto, non sopra.

Ti succhiano tempo, energie, voglia.

Ti tirano giù nei preventivi, ma ti fanno venire su dei potenti giramenti di palle.

Ti scrivono a tutte le ore.

Ti chiedono “solo un’informazione”.

Ti pagano in ritardo.

Ti tengono sulle spine.

E tu, come reagisci a tutto questo?

“Eh vabbè, dai… ormai è cliente.”

“Ma ha sempre pagato…”

“Ci lavoro da anni…”

“Lo tengo per non fare torti…”

FOLLIA.

È come se io, col giardino invaso, avessi detto:

“Ma sì, dai… magari gli metto intorno una rete e lo tengo lì. Tanto cresce solo un po’.”

Il problema è che non cresce solo un po’.

Il problema è che si allarga, si infiltra, rovina tutto.

E un bel giorno ti accorgi che la tua azienda non è più tua.

È un orto infestato da clienti che non vuoi, ma che hai lasciato lì troppo a lungo.

 

“Tagliarli” non basta. Bisogna sradicarli.

 

E quando lo fai, la sensazione è la stessa che ho avuto io quel giorno:

libertà.

Sì, magari perdi un po’ di fatturato.

Ma riguadagni lucidità, energia, identità.

Ricomincia a crescere solo quello che vuoi tu.

Clienti giusti, progetti sani, margini veri.

Oggi il mio giardino è bellissimo.

E anche il mio portafoglio clienti respira meglio.

Perché ogni tanto, prendo in mano la vanga e faccio pulizia.

Il bambù non si estingue. Torna sempre. Ma almeno adesso lo riconosco subito. E lo sradico prima che prenda il controllo.

E tu?

Hai già controllato se nel tuo giardino c’è qualcosa che ti cresce sotto il naso? 😏

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