Nei miei primi anni, ero orgoglioso della mia “famiglia aziendale”.
Eravamo in pochi, ci volevamo bene. Pranzi, cene, pacche sulle spalle.
Il “capofamiglia” ero io.
Un giorno ho assunto “il figlio di”. Un ragazzo d’oro, simpatico, educato. Un disastro sul lavoro.
Lento, impreciso, senza iniziativa. Ma era parte della “famiglia”. E un padre non abbandona un figlio. Così ho iniziato a fare quello che fanno tutti i “bravi padri” in azienda.
Lo proteggevo. Gli correggevo il lavoro di nascosto. Mi scusavo con i clienti per i suoi ritardi. Lavoravo il doppio per compensare la sua inefficienza.
Il resto del team vedeva, e in silenzio iniziava a remare più piano.
“Se la sua incompetenza è accettata, perché io dovrei dare il massimo?”.
L’armonia era una facciata. Sotto, il risentimento cresceva come un’erbaccia.
La fine è arrivata con un progetto importante. Un errore di Marco — il “figlio di” — ci è costato un cliente chiave. Quella sera, guardando i conti decrescere, ho capito la truffa che mi stavo raccontando.
Non stavo proteggendo la mia famiglia. La stavo trascinando verso il fallimento, per salvare la poltrona a uno solo. Un vero padre di famiglia non mette a rischio il futuro di tutti per proteggere l’ego di un figlio. E quella, in ogni caso, non era una famiglia.
Una famiglia si basa sull’amore incondizionato. Un’azienda si basa sul rispetto guadagnato tramite la performance. Cercare di unire le due cose è un atto di debolezza, non di bontà. È la ricetta per un disastro.
Pensa a un plotone d’assalto. Un’unità d’élite. Lì la fiducia non si basa sulla simpatia. Si basa sulla certezza che il tuo compagno coprirà il fianco, che farà il suo lavoro alla perfezione, che non ti lascerà solo sotto il fuoco nemico. L’obiettivo non è “volersi bene”. L’obiettivo è portare a termine la missione. Tutti insieme. E tornare alla base. Questa è la mentalità che serve per vincere.
Rispondi onestamente. La tua azienda oggi cos’è?
Sii onesto con te stesso. Il risultato potrebbe non piacerti.
Smettila di fare il “bravo padre di famiglia”. Inizia a fare il Comandante.
Un padre perdona un figlio che fallisce. I membri di un plotone si fidano che il loro comandante li guidi alla vittoria.
L’affetto crea obblighi emotivi. La disciplina crea libertà di azione.
In posizione! 🌿🤚🌿
P.S.: Come sempre, la Lettera del Caesar della prossima settimana contiene un vantaggio competitivo.
O lo prendi tu, o lo regali al tuo concorrente.
A te la scelta. 😏
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