“LICENZIALO SUBITO!”

Venerdì 20 giugno 2025

Quando mi sono licenziato da dove lavoravo, e sono venuto a lavorare nello studio di famiglia (all’epoca non era ancora “Studio Freccia”, ma un generico “Studio Cesaro”), avevo ereditato tutto: il magazzino, i fornitori, qualche cliente (pochi), i problemi (tanti)… e anche un uomo.

Un uomo seduto in un angolo da vent’anni.

Lo chiamavano “l’amico fedele”.

Sapeva sempre tutto.

Ma non insegnava niente.

Controllava ogni cambiamento con aria sospetta, come un cane da guardia dell’immobilismo.

Ogni volta che proponevo una novità, lui sapeva spiegarmi perché non avrebbe funzionato.

Diceva che stavo correndo troppo.

Che il mercato non era pronto.

Che la gente è pigra.

Che i giovani non hanno voglia.

Che tanto lo Stato ti frega.

Un giorno, entrato in studio, ho capito che non c’era più nulla da discutere.

Avevo smesso di ascoltarlo, certo.

Ma lui era ancora lì.

E ogni giorno, vederlo era come ricevere un promemoria al contrario.

Quel giorno l’ho licenziato. Definitivamente.

La verità?

Non ho licenziato un uomo.

Ho licenziato un alibi. Il mio.

Era comodo dargli la colpa.

Era rassicurante avere un nemico interno che giustificava ogni ritardo, ogni rinvio, ogni errore.

Ma era una trappola.

Una trappola costruita con le mie stesse mani.

Per questo motivo, oggi ti parlo di questo: se sei un imprenditore, un capo, un comandante — non importa il titolo — prima o poi ti ritroverai davanti a un bivio.

O continui a far finta che i tuoi problemi dipendano da altri…

oppure licenzi il tuo alibi.

 

 

Un esempio?

 

Un mio cliente storico, titolare di una piccola impresa artigiana dell’alta padovana.

Lavorava giorno e notte. Per tutti.

Clienti di vecchia data, fornitori morosi, collaboratori incapaci.

Non diceva mai “no”.

Ma si stava spegnendo.

Quando gli ho chiesto perché non cambiasse, mi ha risposto:

 

“Andrea… ma io li conosco da anni. Non posso voltargli le spalle adesso.”

 

Gli ho risposto soltanto:

 

“Stai voltando le spalle a te stesso, però.”

 

Ci ha messo un mese.

Un mese di fatica, ansia, dubbi.

Ma poi lo ha fatto per davvero: ha chiuso i rubinetti. (e mi ha stupito non poco: onestamente non avrei investito un cent sulla riuscita della sua operazione.. evidentemente si era davvero rotto le scatole.. 😅)

Ha licenziato un collaboratore tossico, poi ha mollato un cliente inaffidabile, addirittura si è messo in testa di alzare i prezzi.

Not bad.

Oggi lavora la metà, guadagna di più e non si vergogna di dire di no.

Perché ha capito che ogni “no” giusto è un “sì” alla sua azienda.

 

 

L’istruzione BOMBA di questa settimana

 

Guarda in faccia il tuo alibi.

Ha le sembianze di un dipendente, di un cliente, di un fornitore… o magari della tua stessa voce.

Qualunque sia, licenzialo.

Non serve una lettera.

Serve una decisione.

Una decisione vera.

Di quelle che fanno tremare i polsi…

…ma liberano il comando.

 

 

Istruzioni per concretizzare fin da subito

 

Prendi un foglio.

Scrivi 3 decisioni che stai rimandando.

E accanto, scrivi l’alibi con cui ti stai sabotando.

Esempio:

 

  • “Non chiamo il fornitore per cambiare listino”“non ho tempo adesso”
  • “Non ho ancora detto a Tizio di smetterla con certi atteggiamenti”“ho timore che poi si offenda”
  • “Non imposto una strategia vendite”“non serve, il lavoro arriva da solo”

 

Poi strappa il foglio.

E scegline una.

Falla oggi. Falliscila, se serve.

Ma falla.

 

In posizione! 🌿🤚🌿

 

P.S.: Come sempre, la Lettera del Caesar della prossima settimana contiene un vantaggio competitivo.

O lo prendi tu, o lo regali al tuo concorrente.

A te la scelta. 😏

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