“QUEI BRAVI RAGAZZI”

Venerdì 27 giugno 2025

 

Non alzano mai la voce.

Non si oppongono mai.

Non sbagliano (quasi) mai.

Sono sempre lì, fedeli. Gentili. A disposizione.

In azienda li chiamiamo “i bravi ragazzi”.

Ma tu lo sai cosa succede nel famoso film di Scorsese ai “bravi ragazzi”?

Prima o poi qualcuno li fa fuori.

Ecco, appunto.. io ti dico il contrario:

Se non li elimini tu, saranno loro a far fuori la tua azienda.

Il punto è che qualche giorno fa mi si sono pappato per la decima volta questo piccolo gioiellino della storia cinematografica, e non ho potuto non fare un parallelismo con quanto accade nelle piccole aziende venete oggi!

E questi pensieri, ora, li condividerò con te!

 

I bravi ragazzi ti fanno fallire.

 

Lo so cosa stai pensando.

 

“Ma come? Quello è con me da anni. È sempre gentile, disponibile, rispettoso…”

 

Proprio per questo è pericoloso.

Perché non lo hai mai controllato, gestito, all’occasione richiamato.

E nel frattempo, ti fa affondare l’azienda un centimetro alla volta.

Ti racconto una storia.

Qualche anno fa seguivo un’azienda familiare, 12 dipendenti, il cui titolare era un uomo tutto d’un pezzo, ex operaio salito al comando a forza di notti, sabati e santi lavorati (una costante, quantomeno qui in Veneto..)

Uno che i dipendenti se li era cresciuti come figli.

Tra tutti, c’era Lucia, una figura storica.

Entrata a vent’anni, ne aveva cinquanta. Non mancava mai.

Sempre la prima ad arrivare. Sempre con un sorriso. Sempre educata.

 

“Lucia è l’anima dell’azienda”.

 

diceva il titolare.

Poi comincio l’analisi dei numeri.

Fatturato fermo. Margini in calo. Processi ripetitivi. Nessuna innovazione da anni.

Sai dov’era il collo di bottiglia?

Lucia.

Era la responsabile amministrativa.

Aveva creato il suo impero personale fatto di scartoffie, cartelline, metodi solo suoi.

Ogni cambiamento era un fastidio.

Ogni novità “non si può fare”, “non funziona”, “non serve”.

Ma sempre col sorriso. Sempre con gentilezza. Mai una parola fuori posto.

Un giorno, durante una riunione, propongo una semplice digitalizzazione dei flussi.

Lucia alza gli occhi, sorride e dice:

 

“Dottore, non è che tutto può diventare digitale, eh…”

 

E in quel momento ho capito..

[A parte che non sono Dottore, e già sentirmi chiamare con questo epiteto, mi sono girati i cosiddetti..]

Lucia era il problema.

Non perché fosse cattiva.

Ma perché aveva smesso di imparare, di spingere, di crescere.

E il titolare – affezionato, col cuore tenero – non aveva mai avuto il coraggio di guardarla per ciò che era: una zavorra gentile.

 

Sai cosa è successo?

Non ha avuto il coraggio di lasciarla andare.

Ma gli altri sì.

Nel giro di un anno se ne sono andati in tre.

Giovani, motivati, competenti.

Lucia c’era ancora.

Con le sue cartellette. Con i suoi sorrisi.

E l’azienda… boccheggiava.

Morale della favola, perché non ho intenzione di tirarla troppo per le lunghe: i bravi ragazzi non fanno rumore. Ma ti affondano lo stesso.

Non portano problemi? Neanche soluzioni.

Non si lamentano? Neanche propongono.

Non fanno danni? Neanche differenza.

Sono la versione aziendale dell’acqua stagnante.

Non puzza subito. Ma marcisce tutto.

 

💣 La strategia della settimana:

 

Prendi carta e penna.

Scrivi i nomi dei tuoi collaboratori “perfetti”, quelli che non ti danno mai grane.

Poi chiediti:

“Questa persona mi ha fatto crescere, o mi ha solo fatto compagnia?”

E infine:

“Se oggi dovessi assumerla da zero, lo farei?”

Se la risposta è no, non aspettare.

La guerra aziendale non si vince con le carezze.

In posizione! 🌿🤚🌿

 

P.S.: Come sempre, la Lettera del Caesar della prossima settimana contiene un vantaggio competitivo.

O lo prendi tu, o lo regali al tuo concorrente.

A te la scelta. 😏

Non puoi copiare il contenuto di questa pagina