"Smart-working"

Facciamo il punto della situazione

Venerdì 3 febbraio 2023

Con questo articolo vogliamo confrontarci con te circa una modalità lavorativa che è letteralmente esplosa a partire dal 2020, e cioè dall’anno che ha visto tutto il mondo alle prese con la pandemia di Covid 19, Coronavirus.

Sembra una piccolezza, in realtà questo virus ha portato a cambiamenti epocali anche nel mondo del lavoro: per non perderci in chiacchiere, stiamo parlando dello smart-working, o del lavoro a distanza, da casa.

Da allora, infatti, alcune aziende hanno deciso di mantenere questo modo di lavorare, tenendo un certo numero di dipendenti in remoto per la maggior parte della settimana, con appuntamenti in ufficio solo periodici.

Qual è lo stato dell’arte sullo smart-working?

Cerchiamo qui di fare il punto della situazione, che interesserà di sicuro tanti imprenditori.

Cresce ancora, lo smart-working? O si è arrestato?

Scopriamolo insieme.

Vantaggi e criticità dello smart working secondo uno studio dell'Inapp

La prima cosa che abbiamo fatto per capirci di più è stata quella di confrontare i dati più recenti su questo argomento.

Quale fonte migliore perciò dell’Inapp, cioè dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, che nel suo report annuale sul mondo del lavoro rende un quadro chiaro anche sullo smart-working!

La prima cosa che emerge, in questo riassunto delle modalità lavorative a distanza fino al 2022, nel Report “Attività e prospettive dello smart-working” è la distinzione tra vantaggi e criticità.

Come imprenditori avrete senz’altro adoperato anche voi questo modo di lavorare, sia nei periodi di emergenza che poi, successivamente.

Ciò vale soprattutto per quelle mansioni che non richiedono la necessità di presenza fisica sul posto di lavoro.

Nello studio di Inapp vengono presi in considerazione due punti di vista: quello del datore di lavoro (che ci riguarda da vicino) e quello del lavoratore (che va sempre conosciuto, per capire meglio come operare in futuro), e solo alla fine vengono tirate le conclusioni.

Analizziamo allora questi dati.

Per il datore di lavoro il maggior vantaggio è l'equilibrio vita-lavoro. Aumenta però l'isolamento

La prima cosa che emerge sentendo il punto di vista degli imprenditori e/o dei datori di lavoro sullo smart-working, è che il principale vantaggio percepito è quello di un miglioramento netto dell’equilibrio vita privata – lavoro (72,3%).

Un altro vantaggio quasi sullo stesso piano è quello di un aumentato benessere organizzativo in azienda (72,2%).

Segue l’incremento della produttività (a scapito di quello che normalmente si potrebbe pensare) per il 66,1% degli imprenditori intervistati, e del risparmio nei costi di gestione per il 65,8%.

Non mancano però le criticità o i problemi rilevati, primo fra tutti: l’aumento dell’isolamento (49,0%).

Un altro fattore problematico percepito è poi il crescere delle incomprensioni tra i dipendenti e i responsabili di progetto o di area, o tra i colleghi (42,8%).

Ancora, viene rilevata la riduzione del senso di appartenenza all’azienda per il 40,9% dei datori di lavoro, così come la richiesta di nuovi modelli di leadership per il 31,6%.

In pratica, la figura del capo come era quella di un tempo viene messa in discussione.

Per i lavoratori il risparmio di tempo è un grande pro, mentre il contro è dato dall'isolamento

Il discorso dei vantaggi e svantaggi dello smart-working per i lavoratori cambia solo in parte rispetto agli imprenditori, e leggendo i dati capiamo perché.

Il primo vantaggio che viene riportato dai dipendenti che hanno lavorato o lavorano con questa modalità è quello di risparmiare tantissimo tempo nel raggiungere il posto di lavoro (ben il 90,2% degli intervistati): stando a casa, possono iniziare a lavorare anche prima e finire più tardi, prendendosi pause quando vogliono, ma senza inficiare la produttività.

La conseguenza, anche in questa categoria di persone, è il netto miglioramento del bilancio vita-lavoro (per l’80,0%), mentre altri lavoratori si sono sentiti sollevati dal fatto che con lo smart-working sia aumentata l’autonomia organizzativa (72,5%), rendendo allo stesso tempo il lavoro più efficace (63,7%).

Anche per i dipendenti delle aziende però nello smart-working non mancano i problemi.

Il primo tra tutti, anche in questo caso, è l’isolamento (per il 64,7%), rendendo chiaro il fatto come per tanti lavoratori non sia il massimo gestirsi autonomamente.

Il peggioramento dei rapporti con un responsabile o con i colleghi viene segnalato come seconda più importante criticità (62%), mentre altri lavoratori (il 55,0%) fanno notare come con lo smart-working aumentino i costi fissi (connessione Internet veloce, bollette dell’energia e del gas per lo stare a casa).

Infine un 50,3% sottolinea come questa modalità lavorativa renda più complicato far rispettare i propri diritti.

Continuiamo la nostra indagine sullo smart working.

Fino ad ora abbiamo visto perché è stato ritenuto un modo di lavorare importante nei mesi e negli scorsi anni, sia dal punto di vista dell’imprenditore che del lavoratore.

Come vanno le cose però oggi?

Il lavoro a distanza è ancora praticato e ricercato dalle aziende?

Guardando i dati dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) sembrerebbe di no.

Anzi, quello che viene fuori è che potenzialmente potrebbero optare per il lavoro agile almeno 4 dipendenti su dieci, ma non lo fanno più, ed è solo 1 su 10 che lo fa.

Cerchiamo di capire perché.

Il lavoro da remoto non decolla più, anzi plana

In Italia resta appena il 14,9% degli occupati a svolgere parte dell’attività da remoto, ma potrebbe essere quasi il 40%, considerando la potenziale telelavorabilità.

Ecco perciò che i numeri delle persone che effettivamente lavorano a distanza sono davvero bassi, nonostante il boom che si è avuto nel 2020, in piena pandemia, quando si è passati dal 4,8% dell’anno precedente al 13,7% (lo abbiamo visto nell’articolo del nostro blog della scorsa settimana). 

Già nel 2021 solo il 13,3% delle imprese ha utilizzato tale modalità.

Perché succede questo?

Secondo parecchi imprenditori e datori di lavoro meglio imporre uno stop.

Questo accade soprattutto nel settore privato, extra-agricolo.

Qui per le imprese fino a 5 dipendenti l’84% dei lavoratori svolge mansioni che non possono essere eseguite a distanza.

Al crescere della dimensione dell’azienda questa quota però si riduce (il 56,4% fra quelle medie con 50-249 addetti e 34,2% fra le realtà con oltre 250 addetti).

Lavorare a distanza piace ai laureati, alle grandi imprese e ai dipendenti pubblici

Secondo le analisi statistiche effettuate, perciò, a svolgere un lavoro a distanza sono soprattutto i laureati, i dipendenti delle imprese di grandi dimensioni, gli occupati nei servizi e i dipendenti pubblici.

Svolgere una professione che in teoria può essere portata avanti anche in smart working allora è una condizione necessaria, ma non sufficiente, perché si abbia la possibilità di sperimentare  il lavoro da remoto.

I dati ci dicono che la quota del lavoro da remoto varia dal 25% per le professioni intellettuali o esecutive al 2% di quelle non qualificate.

Dietro questa distribuzione c’è sicuramente il differente grado di fattibilità del lavoro da remoto nelle diverse professioni, ma anche la diversa capacità manageriale di adottare nuovi modelli di organizzazione del lavoro facendo uso delle nuove tecnologie digitali.

In pratica: molte, troppe piccole aziende italiane, non possiedono il grado di tecnologia che servirebbe a mandare avanti un lavoro da remoto dei propri dipendenti.

Le donne, i residenti a Nord-Ovest e al Centro i più appassionati del tele lavoro

Un altro dato veramente interessante è che incidenze superiori alla media delle professioni telelavorabili si rilevano tra le donne, i residenti nel Nord Ovest e nel Centro e le persone con diploma.

La percezione di alcuni vantaggi e svantaggi del telelavoro fa emergere inoltre una differenza di genere con gli uomini, che apprezzano in particolare la maggior autonomia, e le donne, che mostrano invece maggiore preoccupazione riguardo alle prospettive di carriera, ai diritti e alle tutele sindacali e al maggiore controllo da parte del datore di lavoro.

Dai dati, dunque, non viene fuori quel cambiamento lavorativo che la pandemia sembrava aver iniziato.

È come se durante la pandemia avessimo vissuto in ‘una grande bolla’ e il ritorno alla normalità stesse annullando le potenzialità del lavoro a distanza, a causa di una incapacità da parte dei vertici dell’azienda (anche economica, va detto) di introdurre delle innovazioni nell’organizzazione del lavoro che possa prevedere una combinazione di fasi di lavoro da remoto con fasi di lavoro in presenza.

La situazione in Europa

Vediamo ora come se la cavano gli altri Paesi europei.

Nel 2019 solo il 14,6% degli occupati in Europa lavorava abitualmente da casa, con i Paesi Bassi in cui tale modalità raggiungeva il 37,2%.

Con il dilagare del Covid, alcuni Paesi che già nel 2019 mostravano valori superiori alla media UE hanno iniziato un trend di crescita nei due anni successivi (parliamo dell’Irlanda, del Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Danimarca, Francia, Estonia, Malta e Portogallo).

L’Italia, che nel 2019 aveva percentuali al di sotto della media europea, con l’emergenza sanitaria ha raddoppiato tali valori, ma nel 2021 il tasso di crescita delle imprese che hanno scelto il lavoro agile è decisamente rallentato (4,8% nel 2019, 13,7% nel 2020, 13,3% nel 2021 secondo i dati europei.

Fino ad ora ci siamo concentrati su dati esclusivamente numerici per capire qual è la situazione attuale sullo smartworking.

Abbiamo anche visto che il telelavoro ha i suoi pro e i suoi contro e, contrariamente a quanto ci si aspettava, in Italia a differenza di altri Paesi, non ha continuato a crescere.

Il telelavoro ha però soprattutto per i datori di lavoro e per le aziende dei vantaggi considerevoli.

Qui ti diciamo quali sono.

Tutti i vantaggi per manager e dirigenti di lasciare che i dipendenti lavorino da remoto

Ogni azienda o organizzazione che vuole portare a termine la propria missione, attrarre alti livelli di talento, trattenere i principali interpreti e trovare un vantaggio competitivo per il cliente prenderà in considerazione e impiegherà il lavoro a distanza per tutti i dipendenti, inclusi i dirigenti.

Quando le aziende abbracciano questa nuova realtà aziendale, scopriranno molti vantaggi per i dipendenti e per l’azienda stessa.

Ecco di seguito i principali miglioramenti.

Migliora il morale del team e il personale si sente apprezzato e rispettato

Il lavoro a distanza è un vantaggio per i dipendenti a lungo ricercato.

Studi e rapporti degli ultimi due decenni hanno mostrato una maggiore produttività, un maggiore coinvolgimento dei dipendenti e livelli più elevati nelle prestazioni chiave per le aziende che mantengono il lavoro da remoto.

In un momento in cui il coinvolgimento dei dipendenti è essenziale per il successo dell’azienda, è importante che ogni azienda, agenzia, dipartimento e organizzazione consideri e applichi una politica di lavoro a distanza per tutti i livelli di dipendenti.

Quando i dipendenti si sentono curati, spesso si preoccupano maggiormente della loro azienda e dei suoi obiettivi.

La pianificazione per la continuità delle operazioni non si ferma

Un vantaggio chiave per le aziende e i dipendenti legati al lavoro a distanza per ogni livello di un’organizzazione è la capacità di continuità delle operazioni di superare battute d’arresto impreviste, arresti e crisi come quella del COVID-19.

Molte aziende e organizzazioni non sono adeguatamente preparate per gli imprevisti. Le aziende che pianificano gli imprevisti sono pronte a gestire i cambiamenti.

Aumenta la fidelizzazione dei dirigenti e riduce il turnover

Le aziende che investono in modi innovativi per migliorare le opzioni dei dipendenti per lavorare in remoto scopriranno il vantaggio di una maggiore fidelizzazione e coinvolgimento dei dirigenti e un loro minore ricambio.

Quando il lavoro a distanza o flessibile non è consentito o incoraggiato, molti dipendenti smettono di essere competitivi per ruoli più elevati, incidendo sul loro progresso professionale.

Questa realtà del turnover esecutivo è essenziale da comprendere e affrontare per i leader e le organizzazioni.

È importante insomma che i migliori talenti non vengano messi da parte o sviati, specialmente nelle categorie sottorappresentate, come le donne dirigenti.

Quando le aziende lottano per la diversità e l’inclusione, diventano aziende più forti.

Si potrebbe anche esprimere questo importante principio attraverso il tema: “Migliorare la squadra per migliorare l’organizzazione”.

La produttività del team, la comunicazione e gli obiettivi vengono raggiunti prima

Uno dei vantaggi più importanti della definizione di una solida politica di lavoro a distanza è che i dipendenti e i supervisori generalmente svolgono più lavoro.

Il manager autorizzato a lavorare ovunque è quello che può gestire quasi tutto.

Quando il lavoro a distanza viene stabilito come routine, il manager riesce ad integrare vita quotidiana e lavoro per gestire il proprio tempo, gli sforzi e i risultati in modo più efficace.

Dal punto di vista temporale di base, quando a un manager è consentito convertire il tempo del tragitto giornaliero in tempo di produzione, sia il supervisore che l’azienda diventano più efficaci e produttivi.

Viene risparmiato denaro, il che si converte in maggiori profitti

Facebook ha recentemente rilasciato il concetto di trasferire i dirigenti al lavoro remoto al 100%, il che riduce l’impatto ambientale di un ufficio aziendale.

Ha riscontrato ulteriori vantaggi finanziari nell’adeguare la retribuzione dei dirigenti in base alla località.

Questa mossa potrebbe far risparmiare alle aziende più grandi milioni di euro, consentendo ai dirigenti di lavorare in varie città del paese e adeguare la loro retribuzione alla città scelta dal dirigente.

Parliamo di soldi che possono essere convertiti per essere utilizzati per migliorare la mission, premiare e attrarre dipendenti e reinvestire in prodotti e servizi futuri.

I datori di lavoro che espandono il loro bacino di lavoro migliorano la qualità della loro azienda.

Una parte significativa della forza lavoro potrà andare in pensione nei prossimi cinque anni e, con un numero maggiore di dipendenti sotto i 30 anni, le aziende devono fare di più per attrarre la generazione più giovane a lavorare per loro.

Ciò è particolarmente importante per i lavoratori con competenze specifiche, che sono molto richiesti.

Sfruttare la tecnologia e consentire la flessibilità aiuta le aziende più piccole a competere con aziende più grandi e di essere competitive anche sui social.

Le piccole imprese devono offrire opportunità competitive alla nuova generazione di lavoratori per attrarre la forza lavoro più efficiente.

E questo lo si può fare benissimo con il lavoro da remoto.

Il telelavoro aumenta l'efficienza delle risorse naturali

Il telelavoro non solo contribuisce a far risparmiare tempo e denaro sia per l’azienda che per i dipendenti, ma aiuta anche l’ambiente, lo avresti mai detto?

Prendiamo ad esempio il “case study” di uno dei 100 migliori datori di lavoro al mondo: la società Fortune Verizon.

Questa utilizza al massimo il telelavoro da oltre un decennio.

Continua a farlo a causa dei comprovati benefici.

Ebbene, quest’azienda ha scoperto che in sei mesi i dipendenti hanno evitato 10.680 ore (445 giorni) di tempo di spostamento.

A marzo 2011, hanno evitato di guidare per 62 mila chilometri.

Inoltre i dipendenti hanno risparmiato tantissimo carburante grazie al telelavoro in soli sei mesi.

Il lavoro a distanza è l'ideale per il business

Anche se in Italia tale assunto non viene percepito, le potenzialità del lavoro a distanza sono state ulteriormente documentate da uno studio Gallup (agenzia che si occupa del monitoraggio della situazione lavorativa in ciascun Paese del mondo) del 2017, che ha rilevato che i dipendenti che lavorano da casa lavorano più a lungo (quattro ore in più a settimana), sono più coinvolti (32% contro 28%) e hanno un minore assenteismo.

Quando però prendi in considerazione lo smartworking in quanto datore di lavoro, devi considerare questo tipo di decisioni:

•       Se i dipendenti devono mantenere una residenza all’interno di un raggio di 50 chilometri dall’ufficio, oppure per te non è importante;

•       La frequenza con cui i membri del team sarebbero disponibili a riferire all’ufficio per le riunioni obbligatorie;

•       Chi pagherebbe eventuali costi di viaggio associati allo spostamento verso le riunioni in sede;

•       Quali criteri verrebbero stabiliti per mantenere le prestazioni lavorative all’interno dell’organizzazione.

Ora potresti pensare che ci stiamo riferendo solo ad aziende di una certa grandezza.

In realtà no, perché le piccole imprese e i piccoli imprenditori sono quelli che possono davvero creare una svolta in questo senso nel prossimo futuro, per come la vediamo noi di Studio Freccia.

Le aziende che hanno un forte desiderio di far andare avanti l’economia e il funzionamento delle loro attività faranno bene a considerare tutti gli strumenti che possono aiutarle a raggiungere tale obiettivo, tra cui lo smartworking.

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