“Stagisti "usa e getta": lo sfruttamento che si ritorcerà contro le aziende”
Oggi torniamo a parlare di un tema sempre attuale e sempre controverso: l’utilizzo dello stage come rapporto di collaborazione all’interno di un’azienda.
Ti sei mai chiesto quale sia il vero scopo di uno stage?
Be’, non so quale sia la tua opinione, ma il mondo, su questo tema, si spacca in due:
- chi ritiene che sia il modo più facile di avere manodopera a bassissimo costo di 6 mesi in 6 mesi, per poi liberarsene con un calcio nel sedere senza problemi e rimpiazzarli con qualcun altro a ruota continua, senza nemmeno studiare il curriculum
- chi ritiene che sia un periodo di “prova generale” per azienda e dipendente, analizzando ai raggi X ogni curriculum, anche il più scarno, investendo molto tempo nei vari colloqui, centellinando i contratti stipulati per seguire una o al massimo due persone alla volta e formarle già come componenti fondamentali del team di lavoro
La maggior parte degli imprenditori, purtroppo, appartiene alla prima categoria: vedono lo stage come una soluzione low cost temporanea, un modo per risolvere bisogni aziendali immediati, spesso legati alla quantità di lavoro, piuttosto che alla qualità, senza avere tutti gli obblighi che hanno nei confronti di un vero dipendente.
Sì, a livello temporaneo, per “mettere una pezza”, magari ad un’improvvisa mole di lavoro o ad una carenza di personale, può essere utile, ma c’è chi utilizza questa strategia 365 giorni all’anno!
Ti sei mai fermato a pensare a cosa significa questo per la persona che lavora come stagista in realtà del genere?
E quali conseguenze si porta dietro un comportamento del genere per la reputazione della tua azienda?
Gli stagisti, così come i dipendenti o i collaboratori, sono persone: osservano, valutano, ascoltano, calcolano, parlano…
Uno stage nasce per essere un’esperienza formativa, una possibilità per i giovani di apprendere, crescere e (perché no??) di trasformarsi in risorse preziose per l’azienda.
Stagisti motivati e ben guidati possono apportare idee fresche e nuove prospettive… cosa possono fare, invece, delle persone sfruttate e poi cacciate via?
Sicuramente, porteranno con sé tutto quello che hanno appreso da quell’azienda e lo useranno per scalare da un’altra parte, magari da un diretto concorrente… e quali parole e opinioni diffonderanno su quell’azienda che li ha trattati come pezzi di ricambio??
C’è, poi, il fattore fedeltà: quando investi nel futuro di uno stagista, mostri che la tua azienda si preoccupa realmente delle persone, anche di quelle che non hanno ancora un ruolo fondamentale nel team, ma che ce la mettono tutta, nel loro piccolo, per dare il massimo e dimostrare di poter essere grandi.
Pensa a quale influsso ha sul morale interno questo comportamento, questa considerazione, ma pensa anche a come questo atteggiamento trasparirà all’esterno!
I lavoratori di oggi, in particolare i giovani, cercano aziende che offrano più di un semplice stipendio: cercano luoghi dove essere sereni, dove poter crescere e sentirsi valorizzati.
Pensaci: uno che tratta gli stagisti come “personale usa e getta”, quale messaggio potrà mai inviare al resto del team??
Che tipo di cultura aziendale promuoverà: positiva o negativa??
Non c’è nulla di male nel voler contenere le spese, ma se questo risparmio si trasforma in un risparmio meramente economico, che porta ad uno spreco ben più grande di tempo e di risorse, allora è tempo di rivedere la strategia.
I semplici stagisti, se ben selezionati già a monte, possono diventare i migliori dipendenti del domani, ma solo se hanno l’opportunità di dimostrarlo.
In conclusione, ti invito a riflettere: gli stagisti nella tua azienda sono visti come futuri colleghi o come semplici numeri?
La risposta a questa domanda potrebbe rivelare molto di più, sulla situazione tua azienda, di quanto pensi.